Indicatori economici, Umbria asimmetrica: il Dataview Tagliacarne e l’analisi della Camera di commercio


E’ un’Umbria asimmetrica quella che emerge dal Dataview congiunturale di aprile 2025 del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, punto di riferimento analitico del sistema camerale italiano. Un’analisi che valuta dieci indicatori economici chiave e che, messi a confronto con le medie nazionali e regionali, restituiscono una mappa nitida delle trasformazioni economiche in atto. Non mancano sorprese.

Terni sorprende per dinamismo occupazionale ed export; Perugia va molto bene nell’export, ma soffre, soprattutto sul fronte dell’innovazione e del credito alle imprese.

Perugia: stagnazione industriale, vitalità nel sociale

La provincia di Perugia mostra segnali misti. La grande frenata arriva però dalle start-up innovative, in crollo del 29,4% (a fronte di un -6,1% nazionale): un segnale d’allarme per un territorio che dovrebbe puntare sull’innovazione per restare competitivo.
E anche la crescita dei prestiti alle imprese segna il passo: -4,5%, contro una media nazionale del -3,2%. Questo dato può riflettere sia una difficoltà nell’accesso al credito che una minore domanda legata a una progettualità in stallo.
Quanto alla cassa integrazione, cresce del 50,3% tra il 2023 e 2024, mostrando crescenti difficoltà nel mondo del lavoro.

Non tutto è negativo: il numero di istituzioni iscritte al RUNTS (Terzo Settore) cresce dell’11,7%, dato superiore alla media dell’8,2%, e le esportazioni aumentano del 5,7%, ben al di sopra del +0,4% nazionale. Anche le transazioni immobiliari (+0,2%) crescono.
La cassa integrazione marca +50,3% tra il 2023 e 2024, evidenziando crescenti difficoltà in alcuni segmenti, principalmente industriali, mondo del lavoro.
La variazione occupazionale è appena positiva (+1,8%) ma comunque inferiore alla media nazionale (+1,9%). Le entrate previste di lavoratori aumentano solo dello 0,2%, a fronte di un +1,9% medio, a indicare una certa stasi nel mercato del lavoro locale.

Terni: sorpresa umbra, tra lavoro ed export

Dall’altra parte dell’Umbria, Terni sorprende. In positivo. La crescita degli occupati è del +7,7% contro l’1,9% nazionale. Ma il dato più clamoroso è quello sulle entrate previste di lavoratori tra aprile e giugno 2025: +15,8%, a fronte del +1,9% della media Italia.
Un vero boom occupazionale che sembra segnalare un recupero strutturale, probabilmente trainato da settori come la meccanica, la logistica e i servizi connessi alla transizione energetica.
Anche l’export cresce in modo robusto: +4,3% (contro il +0,4% nazionale), mentre le transazioni immobiliari (+1,6%) e i depositi bancari (-0,7%, comunque meglio del -3,2% nazionale) danno l’idea di un territorio in effervescenza, con una maggiore fiducia delle famiglie e una relativa tenuta della liquidità.
Il punto critico, però, resta il calo delle start-up innovative: -20,8%. Un dato migliore di Perugia ma comunque grave.
Il terzo settore (+7,9%) e la stabilità delle imprese attive (-0,1%) dimostrano una certa solidità sociale, ma anche a Terni mancano segnali strutturali di innovazione tecnologica. Al contempo, la cassa integrazione cresce solo del 3,5% contro una media nazionale del 21,1%, sintomo di una minore esposizione a crisi settoriali improvvise.

Le due province umbre nel contesto del Centro Italia

Se confrontiamo Perugia e Terni con il resto del Centro Italia (Toscana, Marche e Lazio), emerge un quadro sfaccettato.
L’Umbria complessivamente si difende sull’occupazione, ma perde terreno sull’innovazione e sui finanziamenti alle imprese. Firenze e Ancona, per esempio, pur con una dinamica più lenta sull’export, mostrano indicatori migliori in termini di start-up e accesso al credito.
Un confronto ancor più impietoso arriva con l’Emilia-Romagna, dove territori come Reggio Emilia e Modena non solo attraggono start-up, ma aumentano gli investimenti in ricerca e sviluppo. In quel modello, le Camere di commercio svolgono un ruolo più aggressivo nell’incubazione di impresa e nel sostegno all’internazionalizzazione.
L’Umbria sembra al contrario ancora legata a modelli tradizionali di sviluppo, meno orientati al rischio e più legati alla rendita.

Mencaroni: la competitività si costruisce insieme

Il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, dai risultati di questi indicatori invita invita l’Umbria ad uno sforzo collettivo ed omogeneo: “I dati Tagliacarne ci parlano con franchezza: l’Umbria è una regione con enormi potenzialità, ma con forti squilibri interni. Il dinamismo di Terni va valorizzato e messo a sistema, ma non possiamo accettare che Perugia resti indietro su innovazione e credito. Serve una regia condivisa che unisca università, imprese, istituzioni e terzo settore. Come sistema camerale siamo sempre pronti a fare la nostra parte per accelerare l’accesso ai finanziamenti, sostenere le start-up e creare nuove occasioni di occupazione qualificata. L’Umbria deve investire su giovani, tecnologia e qualità. Non possiamo più permetterci una crescita a macchia di leopardo. La competitività si costruisce insieme, oppure non si costruisce affatto.”

Le leve per rilanciare l’Umbria

Dai dati Tagliacarne – sottolinea la Camera di commercio dell’Umbria – emerge con chiarezza che l’Umbria ha bisogno di ribilanciare le sue traiettorie di sviluppo.
Terni mostra una dinamicità che dovrebbe essere analizzata e forse replicata, mentre Perugia ha il capitale umano e l’università per tornare a guidare l’innovazione regionale, a patto di poter contare su finanziamenti e agevolazioni.
La chiave è il rafforzamento delle politiche per le start-up, una nuova stagione di credito intelligente e un rilancio delle politiche attive del lavoro.
Fondamentale sarà il ruolo del PNRR: ci sono progetti ancora bloccati o rallentati.
Un nuovo patto territoriale, che coinvolga istituzioni, camere di commercio, università e mondo delle imprese può essere la leva per superare la frattura fra Perugia e Terni e costruire un futuro regionale più armonico.





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